domenica 13 luglio 2003

E' ITS TWO A TRIESTE
La belga Cathy Pill vince la seconda edizione del fashion contest

TRIESTE Le donne di Cathy Pill vestono pezzi di storia del costume, che un gioco sapiente di tagli sottrae alla loro epoca e trasforma in involucri contemporanei.


La collezione femminile della belga Cathy Pill a ITS Two Trieste (foto di Andrea Lasorte per Il Piccolo)
Quelle di Fabrizio Talia svettano statuarie, avvolte in nuvole bianche di tulle o calate, come regine, dentro gonne a stelo, che si acciambellano disegnando fiori. All'altro capo del mondo, il giapponese Teppei Sugaya immagina creature femminili da sfogliare, che si portano addosso antichi saperi tessili e si coprono di stoffe consunte dal tempo, vecchie tende riciclate in gilet o boleri, ritagli di pigiama riconvertiti in tasche posticce, pizzi e lacci. E gli uomini? Per Anne Ventzel, quando da brutti anatroccoli diventano cigni, scelgono uno smoking virato in verde acido. Slobodan Mihailovic se li immagina piuttosto come viandanti trasognati e li sveste di reti su pantaloni etnici e giustacuori di metallo.
Creatività a tutte le latitudini, elevata qualità di confezione, attenzione maniacale ai dettagli e all'assembleaggio dei materiali. Tutto questo sulla passerella di Its Two il concorso internazionale per stilisti emergenti, che ieri sera, sulla passerella in piazza Unità, ha «laureato» i sei vincitori della seconda edizione, assegnando il premio principale, i tredicimila euro per la «Collection of the year», alla belga Cathy Pill, studente in quella fucina di talenti che è La Cambre di Bruxelles. Impeccabile la sua collezione: gonne che si aprono in pantaloni sofisticati, o viceversa, pezzi di frac riproposti come giacche avveniristiche.
Gli altri premi sono andati al calabrese Talia e alla danese Anne Ventzel, vincitori rispettivamente per le migliori collezioni femminile e maschile.

Il «Diesel Award» è stato assegnato a Teppei Sugaya, del Bunka College di Tokio, e il «Maria Luisa Award», riservato alla proposta più interessante, a Slobodan Mihailovic, studente in Belgio. Arduo il lavoro della giuria che, alla fine di un pomeriggio di consultazioni, ha aggiunto un premio speciale, assegnato a un altro allievo del Bunka, Akihiro Kiuchi.
Sotto l'imponente tensostruttura, archiviati strali e critiche degli ultimi giorni (collocazione infelice, ma senza alternative), la festa della moda ha vissuto in notturna il suo happening, con la sfilata delle ventisei minicollezioni finaliste, presentata da Victoria Cabello sulla rutilante colonna sonora di Matteo Ceccarini. Settecento posti «bruciati» in poche ore, che lo schermo allestito fuori dal tendone ha permesso di aumentare a beneficio degli esclusi.
Chiusura d'autore con gli abiti di Daniele Controversio, il vincitore dell'anno scorso, cui il concorso triestino ha portato decisamente bene. A un anno di distanza, questo giovanottone un po' stranito, siciliano figlio di emigrati in Belgio e laureato a La Cambre, è diventato il creativo di punta di Diesel StyleLab, il laboratorio dove si elaborano le nuove tendenze dell'azienda veneta. E «Jeux Interdits», come s'intitola la collezione 2003, non ha tradito il suo spirito tra il giocoso e il sulfureo, movimentando la passerella con gonne ricoperte di bamboline-souvenir, (una vera tortura per la malcapitata indossatrice, risucchiata da un'impossibile crinolina), abiti con inserti di un puzzle ritagliato nella gomma, tonache da prete reinterpretate in gonne e camicie, un vestito da sera ricavato da una cascata di guanti, dinosauri di plastica sparsi ovunque, persino su porzioni di corpo dove la bocca spalancata di un simil T-rex può essere un'appendice decisamente impegnativa. 
Abiti all'insegna dell'estro puro, dall'affascinante importabilità.

Divertimento, gioco, autoironia, un'infanzia recuperata popolando il pianeta del terzo Millennio di personaggi simili a quelli delle fiabe e che delle fiabe hanno gli stessi abiti infantili e un po' zuccherosi. Gli stilisti di domani sanno sognare, ma anche miscelare materiali, citare i maestri con sufficiente dose di disincanto, creare con un occhio al mercato e alle sue leggi. E, da domani, alcuni dei finalisti approdati a Its Two, avranno l'opportunità di mettersi alla prova in quel fashion system che la recessione economica ha reso brutalmente selettivo.

Voltano pagina anche gli organizzatori, l'agenzia triestina «Eve» appoggiata dallo sponsor principale, Diesel. Intanto, si monitorerà il ritorno di immagine del concorso, che l'anno scorso ha portato il logo "Its" e il nome di Trieste su quotidiani e riviste di mezzo mondo, da Le Figaro al giapponese Studio Voice. Ma potrebbe essere l'ultima volta. «Eve», infatti, pensa già a trasferire il premio altrove. E per Trieste sarebbe un vero peccato, l'ennesimo.


La collezione femminile della belga Cathy Pill a Its Two Trieste (foto di Andrea Lasorte per Il Piccolo)