martedì 18 aprile 2006

MODA & MODI: layered look

Kate Bosworth e Sarah Jessica Parker (fonte people.com)

L'anno scorso furono i bermuda e i pinocchietti. Che a dispetto del nome amichevole, sono spietati serial killer: abbassano il sedere, sottolineano il polpaccione, schiacciano la figura. Siccome c'è in giro una perversa capacità di lasciarsi accalappiare dalle mode di stagione peggiori, quelle che non stanno bene nemmeno a chi svetta sul metro e ottanta, porta la taglia quaranta e ha il sedere che sfida la legge di gravità, la scorsa estate è stato tutto un allegro zampettare di bermuda in libertà, più lunghi, meno lunghi, colorati o no e, per le più masochiste, zavorrati da tasconi laterali.
Un'estate di piccoli orrori, che ha ancora appendici nelle vetrine, dove sono comparsi tailleur con pantaloni alla pescatora, una sorta di ibrido a cavallo delle stagioni, ancora inverno nella giacca, voglia - immemore - d'estate nei pantaloni grigi o blu tagliati sotto il ginocchio (dove e quando si mettono, poi, se è vero che le mezze stagioni non esistono più???).
Ma non è finita. Dall'America si segnala un altro ripescaggio, che spopola nei negozi trendy di Soho e Chelsea a New York e di sicuro si prepara a marciare alla conquista del vecchio continente. La pagina dedicata ai trend del sito di Victoria's Secret, lo chiama
layered look, look a strati. Definizione apparentemente innocua, se non fosse che, cliccando speranzosamente sul link, si apre una videata-shock, con quelli che mai avremmo voluto rivedere: i fuseaux.
Ritornati. Risdoganati. Incredibilmente rispolverati. Lunghi fino alla caviglia o al ginocchio, in quei tessuti stretch che li fanno diventare «leggings». Stratificati, appunto. Perchè pare si debbano portare «a cipolla», con sopra gonnelline svolazzanti, mini-abiti, addirittura «French hot shorts», calzoncini aderenti che fasciano le natiche, effetto moltiplicazione. Sul sito, biondone alla Baywatch sorridono incoraggianti nei loro fuseaux bianchi e neri, pennellati su interminabili polpacci, issati su zeppe di corda, altro - discusso - must del momento.
Ho un personale convincimento. I fuseaux e i loro derivati possono temporaneamente entrare nel guardaroba di una ventenne col fisico da indossatrice o restare confinati, al più, nelle palestre. E anche lì fanno giustizia di ogni millimetro quadrato di pelle a buccia d'arancia, di ogni interno coscia cascante, di ogni osso che sporge, di ogni sedere gelatinoso. Perchè mai farli uscire per strada, trasformandoli, al sole d'agosto, nella radiografia ambulante dei nostri difetti?
@boria_a

martedì 4 aprile 2006

MODA & MODI

Uomo intimo classico

Vintage underwear (ph. newnownext)

Bandite le fantasie e i colori gridati. Niente pupazzetti, animaletti, pallini, tanto meno quegli obbrobriosi fumetti che compaiono nelle vetrine a ridosso di Capodanno, il cui effetto garantito è quello di accasciare il gusto, oltre che la libido. Se la lingerie femminile torna ad allungarsi, recuperando in pudicizia, l'intimo maschile vira sul classico, sia nelle forme che nei materiali. Le mutande degli uomini tornano a essere bianche, tutt'al più nere o grigie, modello boxer o slip e rigorosamente in cotone e tessuti naturali.
È finita l'era dell'intimo sdolcinato. Esaurita la tendenza che proponeva una biancheria simile a quella femminile, sofisticata, sensuale, con slip sottili di lycra, dalle rifiniture molto lavorate. Per un perverso effetto della pubblicità, l'impennata nelle vendite dei prodotti di bellezza maschile, aveva trascinato con sè la curiosità verso un tipo di underwear meno spartano, che ha catturato soprattutto la generazione over-quaranta.
Parentesi chiusa. Le più importanti griffe francesi dell'intimo maschile, Hom, Eminence, Hetcher Studio, confermano che la mutanda classica va oggi per la maggiore. I colori preferiti sono il bianco, seguito da blu, nero e grigio. Chi proprio non sa rinunciare alla fantasia, deve sceglierla discreta, impercettibile.
Parola d'ordine, il comfort. Niente costrizioni, niente tagli e cuciture che diano fastidio. Quest'esigenza spinge le aziende a scegliere materiali sempre più morbidi ed elastici, jersey misto a lycra, i tessuti naturali o le microfibre, o il tradizionalissimo cotone. Secondo il blasonato «Le Monde», che si è interrogato sulla faccenda, in un mercato maschile dell'intimo in piena espansione, l'obiettivo delle griffe è riuscire a innalzare la miserella media degli acquisti annuali da parte degli uomini - cinque slip - per i quali spendono una risibile cifra che va dai 30 ai 45 euro. E fare in modo che siano loro a sceglierli, non le compagne, come oggi, per lo più, accade.
Slip o boxer? Luciana Litizzetto, a «Che tempo che fa», l'ha buttata sul politico. Slip, bloccanti, a destra. Boxer, più libertari, a sinistra (c'è del vero: il che purtroppo non mette al riparo dallo scoprire spiazzanti «incursioni» nell'altro schieramento...). I manuali di moda non soccorrono. Ognuno deve orientarsi secondo la propria confortevolezza. Fuorché al mare, dove i boxer, dopo gli anta e spesso anche prima, sono proprio di rigore. Chissà perchè, gli assurdi slippini hawaiani, per inconscio masochismo, sono sempre preferiti da uomini col sedere rinsecchito e le gambe da calciatore.
@boria_a