martedì 25 gennaio 2011

MODA & MODI

Riciclo regale



La principessa Anna avvolta da fiori gialli al matrimonio di Carlo e Diana, il 29 luglio 1981


Ventisette anni dopo, la principessa Anna al "sì" della nipote Rose Windsor, il 19 luglio 2008

Che non ami gli sprechi è noto. Adesso sappiamo anche che se ne infischia di riciclare l'abito scelto per un evento paparazzato planetariamente appena sei mesi fa. Ha tolto solo il soprabito, non tanto per confondere le acque, impossibile con quel colore, quanto per i trenta gradi di temperatura. Elisabetta d'Inghilterra non fa una piega, letteralmente, nel suo crepe di lana giallo canarino: nell'aprile scorso entrava così nella cattedrale di Westminster per il matrimonio di William e Kate, in questi giorni se lo rimette a Canberra, e non in una gitarella fuoriporta, ma durante la sua sedicesima visita in Australia, di cui è capo di Stato.
In tempi di crisi, se ancora non piangono, i ricchi e reali certo rispolverano a più non posso. Un'abitudine che i Windsor coltivano da tempo, un po' per tirchieria e un po' per snobistico vezzo. Prendete la principessa Anna, cui è riuscita un'impresa che ha del portentoso: due nozze, stesso vestito, ventisette anni tra l'uno e l'altro.

E lei, trentenne sorridente e giallofiorata a quel primo matrimonio da favola, Carlo convolava con Diana anno 1981, quasi tre decenni dopo, bardata con l'identico abito ramage più cappello paglierino per il più modesto "sì" della nipote lady Rose Windsor, sembra dire a tutti: ho lo stesso fisico di allora, chi di voi se lo potrebbe permettere?

Meno superbo il riciclo di Camilla Parker-Bowles, presentatasi, nel luglio 2008, alla festa del suo 61° compleanno con un'incolore giacchetta beige su gonna bianca plissettata, già proposta un anno prima: mai, si disse nell'occasione, fu più acconcio il cavolo gigante offertole come regalo da un contadino del "Dig for victory", scava per la vittoria, il terreno nel St. James Park di Londra che i sudditi coltivano all'insegna, appunto, del taglio agli sprechi.
 
E Kate? Se la suocera Diana non fu mai pizzicata a rimettere in circolo il guardaroba, l'aspirante regina fa sfoggio di sobrietà nei tempi calamitosi della nazione e non solo riutilizza almeno un paio di volte, ma zampetta in giro tra diverse occasioni ufficiali e mondane nelle collaudate scarpe crema con plateau di cui sono dotate, stile fornitura, anche la madre Carole e la sorella Pippa.



Kate Middleton al matrimonio di Laura Parker-Bowles nel 2006 col soprabito di broccato di Jane Troughton


 
Kate Middleton col "riciclo" al matrimonio di Zara Phillips nel 2012 (infEvents.com)











Il suo più clamoroso riciclo a un matrimonio, occasioni in cui i Windsor non peccano di originalità, sia mai, visti i tanti precedenti, che porti male: stesso vestito, nel 2006, per il matrimonio di Laura Parker-Bowles, figlia di Camilla, e per quello, nel 2011, di Zara Phillips, figlia di Anna e tredicesima in linea di successione al trono. Come dire: ogni penny va custodito, non c'è prossimità al trono che tenga.
Chi non ricorda il "ciclamino" esplosivo con cui Michelle salutò l'incoronazione di Barack a candidato dei Democratici alla Casa Bianca? Colore portasfiga "sdoganato", si disse all'epoca, che la first lady americana ha di recente riesumato dall'armadio in occasione del discorso sul lavoro al Congresso del marito.
Il recupero è d'obbligo nella neo-austerity, sulla jella, però la tradizione resiste: la stilista del vestito viola, Maria Pinto, ha chiuso i battenti nel 2010, sopraffatta dalla crisi.

Michelle Obama nell'abito viola di Maria Pinto nel giorno della candidatura di Barack a candidato democratico per la Casa Bianca il 3 giugno 2008

                                    
Lati B a confronto tra Letizia Ortiz e la gelida Carlà, immortalate di spalle in occasione del viaggio in Spagna dei coniugi Sarkozy nel 2009. Il fondoschiena della futura regina supera la sfida, ma meglio sarebbe stato archiviare l'abito prugna che lo fasciava, impallinato dalla stampa, un anno dopo, mentre, al braccio di Felipe, percorreva le strade di Lima in visita ufficiale. L'ex signora Bruni, in queste faccende, fa scuola: meglio del riuso, l'usa e getta.



Carla Bruni Sarkozy e Letizia Ortiz: lati B a confronto durante la visita della coppia presidenziale francese in Spagna nell'aprile 2009
                               
Letizia Ortiz in visita ufficiale a Lima con Felipe nel 2010
      



MODA & MODI: royal knees

Braccia contro ginocchia. Ormai trito il confronto tra gli abiti di first lady e dintorni, la sfida a distanza diventa questione di estremità. E mentre Michelle Obama mette in mostra ancora una volta i suoi bicipiti levigati nell'abito da sera di Alexander McQueen, scelto per la cena di stato in onore del presidente cinese Hu Jintao, la giovane Kate, futura moglie del principe William, in un corto cappottino di velluto firmato Libélula, partecipa al matrimonio di una coppia di amici esibendo ginocchia che non fanno una piega.
Mostrare le "soon-to-be-royal-knees" è sempre stato un suo vezzo, fin dalle prime paparazzate nei vestitucci dell'amata Issa, la stessa che l'ha stretta in blu zaffiro per l'annuncio del fidanzamento. Anche in quell'occasione non ha fatto mistero del suo punto forte, per di più senza la mediazione della calza, come hanno rilevato puntutamente gli ortodossi del cerimoniale. I suoi fan non hanno esitazioni: ginocchia all'aria e ne ha ben donde, perchè le giunture della signorina Middleton non mostrano il minimo segno di cedimento e neppure un filo di grasso in eccesso. Lì non si può barare: come sulle mani e sui gomiti, non c'è crema o esercizio che rimpingui il solco e ricomponga il disperso. In ginocchio è stata messa persino la top model Elle Macpherson, meglio nota come "The Body", avvistata poco tempo fa a un party dove, secondo un cronista mondano, i suoi menischi da casalinga sembravano esfoliati con una spugnetta Brillo. Lo sa bene Demi Moore che all'interno della ragguardevole somma di trecentomila euro destinata all'ennesimo "body makeover", ne ha messi settemila sulle ginocchia, ricostruite a bisturi.
Nel corpo a corpo, insomma, questa volta la palla passa decisamente al Vecchio continente. A Michelle le braccia costano il sacrificio di un programma, messo a punto dal suo personal trainer, che va sotto l'inquietante nome di "ultimate arm-shaping superset", non altrettanto efficace nell'equivalente per gambe e ginocchia, come dimostrava un'impietosa foto estiva in calzoncini sulla scaletta dell'aereo presidenziale. Questione di età, naturalmente, ma anche di geni, perchè altre signore più attempate della regal fidanzata Kate zampettano comunque in gonnelline a filo coscia, come Victoria Beckham, Kate Moss e addirittura l'inossidabile sessantenne Anna Wintour, appuntita ma tonica. A valorizzare le braccia Michelle ha scelto un vestito lungo rosso arancio con stampa a petalo, disegnato da Sarah Burton, braccio destro dell'infelice McQueen. Un omaggio cromatico a Hu Jintao con il colore che in Cina è sinonimo di fortuna, ma - hanno rilevato gli osservatori più attenti, strologando sull'ennesima mise non americana della first lady - anche all'anniversario della morte del designer britannico, suicidatosi l'11 febbraio di un anno fa. Kate, al contrario, mostra le ginocchia da sotto il cappottino minimal di Sophie Cranston, in arte Libélula, giovane stilista inglese innamoratasi del flamenco e della Spagna, dove ha creato il suo marchio prima di ritornare in patria. Trecento sterline e poco più: in vista delle spese per il matrimonio del secolo, già indigeste ai sudditi, la futura regina continua, insieme alle ginocchia, a mostrare risparmiosità e patriottismo.
@boria_a
Kate Middleton indossa un soprabito di velluto di Libélula al matrimonio di Harry Aubrey-Fletcher e Louise Stourton

martedì 11 gennaio 2011

MODA & MODI: i diavoletti che vestono Prada

La moda recluta i bambini. E non solo come compulsivi consumatori di paghette, secondo quanto dimostrano i più recenti studi di mercato, ma piuttosto come "trend setter" in miniatura, ovvero scopritori, promotori, testimonial di tendenze. Pare che certi piccoli vip, paparazzati con i loro genitori e distribuiti uniformemente sulle riviste gossipare, abbiano una presa immediata sui loro coetanei e quindi possano fare le fortune di linee, prodotti, marche. L'ultima scoperta, o meglio la prima del nuovo anno, è Romeo, otto anni, che di cognome fa Beckham, e si è visto catapultato dal nulla al ventiseiesimo posto nella hit parade della moda maschile, degli "uomini" meglio vestiti del pianeta secondo la classifica della rivista GQ, dieci posizioni dopo papà David e una soltanto - e questo, per la verità, dovrebbe spaventarlo un filino - prima del principe ereditario d'Inghilterra, l'imbustato William.
 Romeo Beckham per mano col papà David: una vera "ditta" del lusso
Tra Romeo Beckham e il futuro re dei Windsor, insomma, la disputa sul filo (di lana) a colpi di giacche di cammello in cachemire ha premiato per il momento il più imberbe e più agguerrito, che, guarda caso, si preparerebbe a lanciare una "sua" linea di abbigliamento per ragazzini, proprio come ha fatto mamma Victoria per le signore. E non è nemmeno una trovata originale, perchè la quattordicenne Lourdes Leon, adolescente latina che avrebbe necessità di una decisa depilazione facciale, già "disegna" con mamma Madonna una collezione di vestiti per teen-ager, folgorandole con le sue scarpe da ginnastica dorate alte, le giacchine chanel con la cravatta, i chiodi e i "black dress" versione mignon. Un altro rampollo, sconosciuto ai più, da testimonial è passato direttamente alla pratica: è Arlo Weiner, 10 anni, figlio di Matthew, l'ideatore della modaiolissima serie televisiva americana "Mad Men", che ha ottenuto da GQ una rubrica da cui può ammaestrare i piccoli fan in materia di cravattini e giacche di velluto. Il 2010 è stato decisamente il loro, l'anno dei microblogger della moda.
Arlo Weiner, figlio di Matthew, ideatore di "Mad Men"
A cominciare dalla protagonista indiscussa del fenomeno, la tredicenne Tavi Gevinson, che dalla sua inquietante tribuna virtuale, "style rookie", spara giudizi su collezioni e stilisti, con un senso del business così famelico e vagamente sinistro da essere paragonata ad Anna Wintour, la direttrice di Vogue America. La piccola, capelli sempre tinti e abitucci da centinaia di dollari che gli stilisti citati nel blog (o aspiranti tali) fanno a gara a regalarle, occupa ormai in pianta stabile la prima fila delle sfilate. Tra i momenti "clou" dell'anno appena passato, quelli che condensano il fascino e la demenzialità della moda, la giornalista del New York Times Cathy Horyn cita la sfilata di Dior e il party di Armani, dove l'imperturbabile Tavi si aggirava trapassata dagli strali d'odio delle ospiti di lungo corso. In rete, la ragazzina indica l'ufficio stampa cui rivolgersi per intervistarla, mentre ai compagni di scuola (ha anche il tempo per andarci?) fa sapere di essere troppo impegnata per poterli aiutare in scienze. Intanto, in attesa delle prime passerelle, si stilano gli elenchi delle cose da seppellire con
l'anno passato, tipo l'animalier, i tronchetti bucati in punta, le borse di pelliccia vera. Perché non aggiungerci anche diavolette e diavoletti che vestono Prada?
@boria_a
Tavi Gevinson (foto Deviate Magazine)