domenica 14 luglio 2013

Its 2013: vince Han Chul Lee, gangster tatuato 

La collezione del sudcoreano Han Chul Lee
Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a Its 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone. Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione.
Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di "Its", in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponese Momoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia.
Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone.


La collezione presentata a Trieste da Xiao Li

Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di Its 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.
@boria_A
L'uomo di Felix Chabluk Smith, che a fine serata ha ricevuto un premio speciale da Bof, Business of Fashion


ITS 2013 A TRIESTE
 
Il sudcoreano Han Chul Lee vince la dodicesima edizione del fashion contest

 

Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a ITS 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone.


La collezione maschile di Han Chul Lee, Fashion collection of the year a ITS 2013 (foto Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Xiao Li vinncitrice del Diesel Award

Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione. 


Il vincitore di ITS 2013 sudcoreano Han Chul Lee (foto Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di ITS, in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponeseMomoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia.
Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone. 

Felix Chabluk Smith

Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di ITS 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.

twitter@boria_a 

ITS 2013 A TRIESTE

Vince Han Chul Lee, gangster con la pelle tatuata
 La collezione del sudcoreano Han Chul Lee (le foto sono di Andrea Lasorte per Il Piccolo)

Vince l'uomo, come l'anno scorso. Il maschio "maledetto", il gangster dalla bellezza sinistra del sudcoreano Han Chul Lee, conquista il premio più importante, Fashion collection of the year, a Its 2013 e si guadagna anche il riconoscimento che Vogue attribuisce al talento più promettente. Il Diesel Award ci riconcilia con le favole: dopo i criminali tatuati, ecco in passerella le donne di marzapane della cinese Xiao Li, avvolte da lavorazioni a maglia con un'anima di silicone. Premio speciale e Modateca Award al giapponese Tomohiro Sato, che all'esplosione di colori della sua moda affida una missione "risarcitoria", quasi fosse un luna park da portarsi addosso contro il dolore. L'urban style della francese Nelly Hoffmann, infine, è stato scelto da yoox.com, che ne venderà un pezzo nel suo planetario store virtuale.
Ieri notte il cuore dell'ex Pescheria ha pulsato al ritmo accelerato delle capitali della moda. Salone degli incanti trasformato in "incubatore" di idee, seguendo il tema scelto dall'edizione 2013 del concorso, le formule misteriose della creatività. E in passerella, davanti all'imperturbabile accoppiata Renzo Rosso-Nicola Formichetti, patròn e nuovo guru artistico di Diesel, che qui a Trieste vengono a caccia di giovani pronti a spingere il loro talento fino ai confini delle leggi fisiche (scarpe di legno per donne-scultura, perfette da indossare con abiti decorati da intarsi metallici che superano i dodici, chili non centimetri...), sono sfilati autentici esperimenti da laboratorio, involucri ricavati da strani incroci tra fibre naturali e plastiche, tra resine e lana. Tutti - con soluzioni più o meno riuscite e convincenti - un inno all'esplorazione nei materiali e nelle tecniche di lavorazione.
La collezione della cinese Xiao Li, Diesel Award
Se per gli amici di Lady Gaga, le mutazioni genetiche da indossare sono familiari, non si è scomposto nemmeno l'impenetrabile Harold Koda, un defilato gentiluomo che a New York si occupa delle mostre al Costume Institute del Met e che, per nulla spiazzato dagli uomini incatenati in giganteschi würstel di stoffa, esordio della sfilata, ha commentato a premi assegnati: «Niente di così stravagante che non avessi visto altrove. È il processo della creatività che mi interessa, dal progetto al pezzo finito». Compassatezza condivisa da un'altra habitué della giuria fashion, l'imprenditrice Deanna Ferretti: «È sacrosanto sperimentare e osare, guai se la crisi deprimesse giovani che devono ancora iniziare...».
Passerella spianata agli scienziati pazzi della moda, dunque. Alla generazione "touch", designer da i-Pad e immaginazione a tre dimensioni. Anticipata dal video a tema che, ogni anno, apre la serata finale di "Its", in quest'edizione inevitabile omaggio a tecnologia e computer-graphic.
Sei collezioni femminili e quattro maschili sul "ring" del Salone degli Incanti - visto che l'edizione è affollata di lottatori, guerrieri, samurai - in un confronto dove gli uomini, quando ci si mettono, riescono a essere più belli delle donne. Perchè se i ragazzi-salsiccia o con gigantesche cuffiette a forma di mammella della giapponese Momoko Okusa, fanno alzare il sopracciglio, i criminali di Han Chul Lee sono belli e desiderabili, a dispetto dell'ispirazione mutuata da Hannibal Lecter e dai gangster nipponici. Vestono giacche di pelle percorse da complicate lavorazioni sulle braccia e sulla schiena, e pantaloni amplissimi che, sì, è difficile immaginare su partner non svettanti, ma che in passerella scivolano con "grazia selvaggia", come appunto s'intitola la collezione. Peccato che siano rimasti fuori dalla rosa dei premiati i dandy dell'inglese Felix Chabluk Smith, i Gatsby di questo millennio, al quale sono approdati portandosi addosso tutti i capi più belli del passato, superbe redingote, cappe decorate, smoking, vestaglie da camera, panciotti, pantaloni a sigaretta o gonfi come una gonna: un viaggio nelle epoche vestimentarie dove tutto, dai colori, alle stampe, ai tagli, è in equilibrio tra citazione e avanguardia. 


Felix Chabluk Smith e i suoi dandy molto speciali
 

Le signore della cinese Xiao Li rispondono con delicatezza, nei colori pastello delle glasse da pasticceria e con una silhoutte gonfia e morbida, quasi lievitata. Cappotti, abiti, giacche e gonne sembrano usciti da un libro per bambini, ma nascondono un'innovativa lavorazione a maglia immersa nel silicone.
Gli estimatori del grunge non escono delusi neanche quest'anno, degnamente rappresentati dalla francese Nelly Hoffmann, che riproduce icone e sindoni sulla schiena dei giubbotti. Le sue sono bande al femminile, pronte a irrompere nelle chiese per saccheggiare i simboli sacri e stampigliarseli addosso come protezione, in una sorta di armatura urbana. Nella top four dei designer, con un bis di premi, c'è infine Tomohiro Sato, le cui tecniche d'esecuzione sono complicatissime, anche se dalla passerella quello che rimbalza sul pubblico è solo il pugno del colore, il suo antidoto a una sofferenza personale.
Connubio tra scienza e moda preso più che mai sul serio dai concorrenti di ITS 2013. Che nei progetti, raccontano tutto quello che non si può capire nel paio di minuti di sfilata: lavorazioni tridimensionali, invenzione di tessuti, alchimie messe a punto in laboratorio e poi trasferite in sartoria. C'è chi dichiara di esserci entrato davvero e di aver adoperato il microscopio per trovare ispirazione.
Piaceranno? La spumeggiante Victoria Cabello, che ha distribuito, da copione oliato, battute e ringraziamenti a fine sfilata, è sicura di sì. Chissà che ne pensano i rappresentanti delle istituzioni in prima fila: cuffie imbottite oversize per il sindaco Cosolini? Completo color bastoncino di zucchero per Debora Serracchiani, governatrice della porta accanto? Spunti ce ne sono anche per l'infilata di assessori comunali, passati e presenti fan, ai quali verranno chiesti attenzione e sostegno per il futuro del concorso. In fondo, svecchiare il dress code è un gioco da piccolo chimico, un po' come governare.
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martedì 9 luglio 2013

MODA & MODI

Se Pinocchio si accorcia



Bermuda della collezione primavera-estate 2013 di John Richmond 

  Se non ci sono più le mezze stagioni, spariscono anche le mezze misure. Alle "mutandate" estive abbiamo ormai fatto l'abitudine. Sale la temperatura meteo e salgono altrettanto vertiginosamente quelli che una volta, con un filo di nostalgia, chiamavamo "shorts", "corti", e che oggi, mettendo da parte ogni unità di misura della lunghezza, sono slip da mare formato urbano, in preferenza denim o bianchi. Il contagio è dilagato attraverso le età e non par vero a signore negli anta avanzati di dare un senso agli sforzi invernali fatti in palestra nei lunghi mesi invernali, con risultati spesso più gratificanti per l'autostima che per la coscia liberata.

La novità forse più vistosa, aggregandosi all'allegra carovana dei saldi, è che anche i bermuda maschili si sono "riposizionati" nella scala delle grandezze. Hanno perso terreno i "pinocchietti", ovvero quei tristi pantaloni che penzolano indecisi tra caviglia e ginocchio, ormai, con sollievo, quasi introvabili. Se ne vedono in giro perchè la decrescita fa di necessità tendenza, sempre in accoppiata a scarpe da ginnastica carroarmato e ai protettivi "fantasmini" da piede, altro diminutivo più che mai infido quando tentiamo di salvare qualche brandello di piacevolezza nella canicola metropolitana.

Bando alle indecisioni. Il bermuda maschile che va per la maggiore si è accorciato, colorato e soprattutto sagomato. Difficile trovare un modello di stagione a metà strada. La parola d'ordine dell'estate, anche per lui, è mostrare il ginocchio, anzi, sottolinearlo grazie al bordo dei pantaloncini ripiegato con cura. Non sono bermuda aderenti ma decisamente "slim", con adduttori e sedere ben disegnati. E siccome la moda è ormai trans-generazionale, colori pastello, energetici o il sempreverde "mimetico", vestono sia i ragazzotti che i loro padri, questi ultimi del tutto incuranti che, proprio come per le signore, la zona rotula a ossobuco non fa sconti a nessuno.

"Sdoganati" per tutte le ore, i bermuda in versione serale o formale si portano con la giacca, dello stesso colore o a contrasto. Fanno un po' piacione pronto per l'happy hour, ma ormai l'occhio si è assuefatto alle contraddizioni fashioniste, che lasciano coabitare stagioni e occasioni. Basta non metterci un borsello, accessorio periodicamente rivisitato: resta inguardabile, non importa se mignon e portato a tracolla o di traverso.
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