martedì 15 ottobre 2013

MODA & MODI

Cappotto oversize, bene rifugio

Un po' bene rifugio un po' bene consolatorio, il cappotto è la riscoperta evergreen di quest'inverno. Dalle passerelle è finalmente approdato nelle vetrine, in primo piano, senza dover sgomitare per trovare uno spazio tra l'esercito impenetrabile e respingente dei piumini, in tutte le loro versioni e dimensioni.
E non è il cappottino modaiolo, corto, indeciso, con un'anima a tre quarti, un po' da maxi-giacca, adatto solo a quelle giornate anche loro indecise, umide come un inizio d'autunno ma non ancora abbastanza fredde per dichiararsi invernali. È ampio, scolpito ma comodo, con la vita segnata, spesso lungo fino ai piedi, avvolgente, confortevole, dal collo generoso per sistemarci sotto anche una sciarpa, o abbottonato fino al mento, o bordato di pelliccia, insomma un cappotto-cappotto, da portare col freddo e non solo come capo obbligato ma inefficace, quando goretex e giacconi imbottiti fanno a pugni con l'abituccio elegante e inconsistente della serata. È il cappotto dai materiali pregiati e dal taglio classico, concepito per attraversare più stagioni, per "durare", appunto, rispolverando una forma verbale ormai del tutto desueta in un'accozzaglia di trend e must-have.
Con sollievo guardiamo arretrare l'esercito insalsicciato dei piumini, che negli ultimi inverni aveva arruolato inesorabilmente alla sua causa ogni generazione, dalla bimbetta infilata nei colori candy candy, alle signore anta e molto over, imbacuccate in quelle specie di sarcofaghi lunghi fino ai piedi, informi e indistinguibili, tutte impacciate e paurosamente fruscianti a ogni minimo movimento. Se molti obiettano che il cappotto è scomodo per guidare o muoversi nel caos dei mezzi pubblici, altrettanto limitante è il piumino "tubolare", che in più, con la zip che corre fino alle caviglie, ti fa camminare con la scioltezza di un robottino.
Vuoi mettere uno dei bei cappotti di quest'anno, cintura in vita e gonna a ruota, cachemire e pied de poule, a vestaglia, doppio o monopetto, con inserti di eco-pelliccia o maniche di tessuto impermeabile, tradizionalissimo in nero, beige, blue e grigio, o più contemporaneo in rosa confetto, rosso, arancio, mirtillo? Ha le spalle arrotondate e scivolate, ma è sempre un po' fuori misura. Grande al limite dell'XXL.

Un bene rifugio, non solo per il portafoglio.
twitter@boria_a
I "cappottoni" di Christopher Kane e Stella McCartney

martedì 1 ottobre 2013

MODA & MODI

La gonna pelosa e l'effetto farfalla

Se le mezze stagioni (meteorologiche) non esistono più, le passerelle da tempo hanno decretato anche la scomparsa delle vere e proprie stagioni. Le ultime, da Milano, confermano: lunga stola di pelo argento per la primavera-estate 2014 da Roberto Cavalli, top di pelliccia su gonna plasticata da Dolce&Gabbana o, viceversa, gonna pelosa su top leggero. È vero che la moda non accetta il teorema della causa-effetto, ma, nelle stesse ore, le agenzie di stampa battono i numeri della recessione: ventimila imprese hanno chiuso i battenti nei primo otto mesi del 2013, e, nel settore commercio, un esercizio su quattro tra quelli scomparsi è di abbigliamento.
C'entra? L'obiezione, sulla carta, sembra facile. Il negozio dove approderà la gonna pelosa color bluette, che ricorda da vicino quei rivestimenti per poltrone e sedili d'auto che andavano per la maggiore negli anni Ottanta, non è certo quello, d'angolo, che è stato inghiottito dalla recessione.
Le "summer furs", come titolano baldanzosamente molti giornali e siti, le pellicce estive, approderanno nei lussuosi monomarca degli stilisti che se le sono inventate, esibite con gran dispiego di mezzi nelle vetrine come una pensata assolutamente geniale per palati fini: chi se lo potrebbe mai immaginare di proporre un capetto di pelo, smanicato, o una bella gonna di pelliccia a vita alta, o una lunga coda di un qualche animale da drappeggiare su una spalla nella canicola estiva? E il target di riferimento di questi pezzi per intenditori non è quello che frequenta il negozio defunto, ma una clientela internazionale, dal portafoglio gonfio, che sale su un aereo a Mosca dondolando la sua stola di pelliccia, o tacchettando dentro la gonna di pelo, per poi scendere a Singapore e infilarsi in una limousine con aria condizionata. Tutto vero, se non fosse che per una sorta di «effetto farfalla» della moda, quello che sfornano i grandi marchi viene imitato in chiave cheap da un'infinita serie di sottomarche e finisce pure nel negozio all'angolo, dove con tutta probabilità andrà ad allungare la lista degli invenduti da mettere in saldo appena un mese dopo.
Non è una gonna pelosa la colpa della crisi del sistema, ma chi pensa che il cliente tipo sia solo un miliardario frastornato, su cui mettere qualsiasi cosa, purchè firmata in bella vista, proprio come un appendiabiti.

twitter@boria_a