venerdì 13 luglio 2007

E' ITS Six A TRIESTE
Al tailandese Ek Thongprasert la sesta edizione del fashion contest

TRIESTE ITS Six è stato vinto dal tailandese Ek Thongprasert, che si è aggiudicato 20mila euro per la Fashion Collection of the Year. Il Diesel Award è andato al giapponese Taro Horiuchi, il premio speciale alla lituana Migle Kacerauskiene. Due premi a Justin Smith (i-D Award e Maria Luisa Award), mentre il Vertice Award è stato vinto dall'indonesiano Heaven Tanudiredja. Al primo posto per gli accessori la tedesca Susanne Happle, il Ykk Award all'israeliana Liron Braker e il premio speciale ad Anna Sheldon. Per la fotografia ha vinto due premi Jing Quek di Singapore (uno a pari merito con l'italiana Maria Giulia Giorgiani). Anno di studio a New York a May Heek.

L'uomo di Ek Thongprasert

Ex Pescheria, piazza Venezia, imbocco di via Diaz. Nel cuore della pigra Trieste estiva un triangolo umano «anomalo». Il piazzale antistante il Salone degli Incanti è animato da un'indecifracile koinè linguistica: inglese per tutti e poi una babele di idiomi  ncomprensibili, dall'Estremo Oriente alla Lituania. È la tendopoli della moda che come ogni anno, nelle giornate di ITS, invade gli spazi del centro con i suoi spiazzanti ospiti arrivati da mezzo mondo e che in questo weekend si è trovata contigua agli ingombranti camion della produzione cinematografica di «Rebecca», parcheggiati fuori dal Revoltella, tra estemporanee comparse in abiti degli anni Trenta e gli inconfondibili «aò!» romaneschi.
Trieste sottosopra, per dirla alla Mauro Covacich. Chi la riconosceva, ieri notte, serata conclusiva del concorso di moda, accessori e fotografia, quando la musica rutilante dei dj Electrosacher faceva rimbombare i grandi spazi del fu mercato del pesce e sulla passerella cavalcavano modelle slavate dell'Est, mostrando quella che per ventidue aspiranti stilisti, i finalisti dell'edizione 2007, sarà la moda del futuro?
Tra pochi giorni questi spazi saranno attraversati dai bianchi e neri delle sculture di Marcello Mascherini e dei suoi coevi, ma ieri notte dominavano i colori, i decibel sparati a palla, la fantasia esasperata, i sogni di questi ragazzi pieni di sogni che hanno trasformato e frullato kimono, obi, smoking, plissè fino a farne involucri irriconoscibili, mostruosi perfino, che colpiscono a volte per l'apparente importabilità, ma che nascondono, a guardarli da vicino, a toccarli, lavorazioni certosine, da artigiani raffinati.
Fuori, davanti al golfo, cuscini e chaise longue colorati, importati dal riminese, davano un che di «morbido» al pur radicato edonismo triestino. Dentro, una serie di quinte nere, dove sono state appese le immagini dei tredici finalisti della sezione fotografica di ITS Six, per giudicare la quale è arrivato un maestro come Gianni Berengo Gardin.
E poi tanti parallelepipedi illuminati per mostrare al pubblico gli accessori in concorso: stivali, borse, anelli, collari, bracciali. Accanto, i cappelli di un folletto inglese coperto di tatuaggi, con un paio di treccine alla Pippi e i lobi delle orecchie incapsulati in una fila di anelli dorati. Si chiama Justin Smith, diplomato sei mesi fa al Royal College of Art di Londra, e immagina donne che portano architetture di ventagli, calotte con piume, tese larghissime che poi si avvoltolano e diventano coprispalla. «Trieste? Mi avevano detto che era un posto così
piccolo e invece ho deciso di starci un giorno in più, voglio vederla meglio, sono sicuro che mi darà qualche ispirazione», dice Justin, meritatamente pluripremiato, con la pelle mielosa dei britannici aggredita senza pietà dal sole delle Rive. «The weather? "Too" wonderful for me», tempo troppo «meraviglioso» per lui.
Una qualche aspettativa diversa sulla metereologia locale l'aveva anche uno degli ospiti illustri in giuria, Colin McDowell, responsabile della sezione «style» del londinese Sunday Times e tra i più autorevoli commentatori internazionali di moda. «Meraviglioso vivere qui. Finalmente un posto - sospira - dove non incontri quegli insopportabili turisti inglesi e americani. Ma mi avevano detto che qui c'è vento. Io sono scozzese - dice allargando un sorriso attraverso le guance rosse - non mi sarebbe dispiaciuto...». 
McDowell oggi sarà a Milano, al balletto di Bejart con cui la Scala ricorda il decennale della morte di Versace. «"Sei a Trieste???", mi hanno detto i miei amici milanesi», racconta. «"E che ci fai là??". Loro non ci sono mai venuti, come me, ma gli ho detto che è una città "terrific", bellissimo anche il concerto dell'altra notte in piazza Unità, mi sono divertito da matti a guardare le facce della gente. Milano è troppo commerciale, dominata solo dai grandi nomi, Prada, Dolce&Gabbana. Qui si respira un'aria diversa, ma non è rilassante, questi ragazzi ti obbligano a un'attenzione costante, è difficile scegliere i vincitori».
In prima fila, alla sfilata nell'ex Pescheria, Renzo Rosso, il tycoon del denim, che già venerdì, insieme al suo direttore creativo Wilbert Das, si aggirava tra le mostre, in pantaloni bianchi e flip flop, fiutando talenti da reclutare per la sua scuderia. Più in là, con signora, il sindaco
Dipiazza, che pare abbia gradito questa momentanea rivoluzione della Pescheria, e ancora l'assessore regionale Roberto Cosolini, e l'assessore comunale Maurizio Bucci, un amico della prima ora di Barbara Franchin e di tutti gli organizzatori di ITS Six, che ieri sera, giorno del suo compleanno, è stato simbolicamente ringraziato con una candelina. Venerdì da queste parti è passato pure l'assessore alla cultura Massimo Greco, con un filino di curiosità.
Victoria Cabello scandisce i vincitori. Uno, ed è la novità, lo sceglie il pubblico via sms. L'ultima passerella è per tutti i finalisti, per la prima volta quest'anno arrivati anche da Estonia, Lettonia, Lituania, Romania. I più visionari, però, parlano le lingue dell'oriente, Thailandia, Sud Corea, Indonesia, Singapore, Giappone. Hanno nel dna manualità e cultura antica, più la capacità di intercettare il futuro. Quel futuro nella moda che, per qualcuno di loro, ieri notte è cominciato da qui.

twitter@boria_a

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